mercoledì 9 marzo 2011

GIRO GIRO TONDO CAMBIA IL MONDO

Sono tra i tanti che in questi giorni scrivono qualcosa sulla ragazza Yara, uccisa da qualcuno mentre tornava a casa dalla palestra, poi nascosta in un campo a dieci chilometri da casa e lasciata lì, viva ancora per tre mesi nella speranza di chi le voleva bene e anche di chi nemmeno la conosceva, presenza tangibile tra i mille giovani delle tante processioni, tra le mamme, i papà, i nonni delle lunghe veglie, negli occhi che sfioravano lo schermo ogni sera all'ora del telegiornale. E anche nel silenzio, quello chiesto a un certo punto dai genitori, che come ogni mamma e ogni papà, quando uno di casa ha un problema chiedono agli altri di abbassare la voce, per rispettarlo, per aiutarlo a "guarire", per potersi concentrare meglio sulle possibili soluzioni.
Una figlia tredicenne, di una mamma e di un papà qualsiasi, ammazzata nel suo quotidiano, in quel quotidiano in cui vivono anche i nostri figli: casa, scuola, amici, sport. Io ho una ragazza poco più piccola, che fa capolino dalla porta di casa, con la voglia sempre più grande di uscire e fare la strada da sola.
Niente di più naturale, ma il viso qualunque di Yara e la sua orrenda fine, dissonante con tanta normalità, assumono in questi giorni, per tante mamme come me, le sembianze di un fastidioso spettro, che rischia anch'esso di diventare abituale.
L'enormità sproporzionata di questo gesto assassino mette a repentaglio la nostra libertà e quella dei nostri figli, che hanno il diritto di cominciare a provare le loro ali, e anche di cadere e farsi male. Abbiamo tutti il diritto di frequentare questa palestra, dove loro imparano a volare e noi ci alleniamo a farli andare, tenendoli, al contempo, ancora più stretti a noi, in un modo meno fisico, ma che, con l'allenamento, può diventare fortissimo e profondissimo. Ma come si fa a lasciarli andare se non abbiamo più la misura di quello che può succedere? Chi c'è dietro l'angolo? Quanto veloce può correre una macchina? Quanto può pesare un affetto tradito?
Ancora una volta siamo chiamati in causa noi genitori, che, come ha detto il parroco di Yara, possiamo essere genitori di ragazzi buoni, ma anche di ragazzi cattivi, di vittime, ma anche di carnefici: "Insegnate ai vostri figli a non fare del male". Questo sì, possiamo farlo.
E a difendersi? Forse anche questo possiamo fare, ma abbiamo visto che a volte non basta essere forti, correre veloci, andare dritti per la propria strada. Odio e violenza non rispettano, né sono intaccati, da queste regole e noi non possiamo, purtroppo, farci quasi niente. Né è pensabile recludere i nostri figli, allontanandoli dalla vita di tutti i giorni.
"Non indicate ai bambini una via conosciuta" dice Gaber in una sua canzone, perché il mondo cambia e le vecchie ricette e le medicine scadute potrebbero non curare il male. "Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente". Questo pure si può fare...

2 commenti:

inpuntadipenna ha detto...

come dire...l'esperienza non vale niente senza il cuore e la mente...la vita non è un semplice fatto anagrafico...

margherita rinaldi ha detto...

il filosofo sant'Agostino diceva "ama e fa' ciò che vuoi"

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