giovedì 29 luglio 2010

LA PAGINA BIANCA / 2

Da tempo mi esercito a scrivere. Ho cominciato pensando a un soggetto cinematografico, ma a poco a poco questo si sta trasformando in un racconto, che si consolida gradualmente e molto molto lentamente. 
Cimentarmi in questa esperienza è una sfida interessante. In primo luogo, nonostante io usi ogni giorno la scrittura per lavoro, ho dovuto prendere atto di essere una scrittrice alle prime armi e la prima difficoltà che ho dovuto affrontare è stata quella di liberare la fantasia e di ritrovare la capacità di raccontare. 
Per superare questa impasse ho deciso di inserire nel mio racconto alcuni elementi autobiografici, pochissimi, che mi hanno dato il la per affrontare la pagina bianca e che non so neanche se al termine della storia sopravviveranno.
Ho deciso di scrivere questo racconto perché, come dice un regista che ho conosciuto qualche tempo fa, avevo urgenza di farlo. Ne conosco l’inizio e la fine, ma non ho ancora ben chiaro il suo svolgimento. In questo momento non so neanche il nome dei personaggi, che però, ne sono sicura, abitano da sempre nella mia immaginazione. Conservo inoltre da tempo una serie di immagini della fantasia, affiancata da una equivalente serie di ricordi, che in parte utilizzerò nel racconto stesso.

In passato avevo fatto leggere alcune bozze di miei lavori a persone di cui mi fidavo, ma mi sono accorta che  il mio rubinetto delle idee si chiudeva irrimediabilmente ogni volta che lasciavo che qualcuno curiosasse tra le righe di questi lavori in corso, dove ancora necessariamente regnava il caos e molte parole, molti pensieri, molti personaggi si trovavano accatastati ai margini, in attesa di essere collocati al loro posto, per essere poi fissati, ripuliti, lucidati e, infine, consegnati ai lettori.
Dunque ora ho deciso che il mio racconto uscirà fuori solo dopo che io ci avrò messo la parola fine, cosa che accadrà quando tutto il sistema funzionerà perfettamente, cioè quando ogni elemento sarà al suo posto e il superfluo sarà stato eliminato, quando i personaggi vivranno di vita propria e diventeranno completamente autonomi e altri da me, quando la storia sarà in grado di avere peso e valore non solo per me che l’ho scritta ma per tutti coloro che la leggeranno.

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