Rosa Alessandrini, classe 1913. Nella vita si incontrano due o tre persone che ti segnano la strada e lei per me è una di queste. Donna colta che non aveva neanche la licenza elementare. Persona arguta, con una intelligenza sferzante, aveva trovato un posto tutto suo tra le radici più profonde della tradizione e i semi della novità.
Mi ha cucito e ricamato un corredo prezioso, tenendo a bada con ostinazione e pazienza l'ago e l'uncinetto nonostante il tremore delle sue mani, ma mi ha anche regalato la mia prima macchina fotografica: una Polaroid, oggetto rivoluzionario per l'epoca, comprata per la mia prima comunione. E tanti anni prima, madre di una famiglia contadina che aveva cominciato la sua storia in un paesino piccolo piccolo che forse oggi nemmeno esiste più, è stata la prima a far entrare i libri in casa di mio padre, comprandogli un dizionario, il Mestica, pagato con il lavoro dei campi (ancora oggi io lo conservo).
Non si può facilmente separare in segmenti il ricordo della donna-nonna che ti ha cresciuto. Trascrivo, però, due istantanee che ancora oggi mi accompagnano: i suoi occhi intelligenti che ti tranquillizzavano dicendoti "ho capito tutto" prima ancora che tu cominciassi a spiegare e l'immagine di me, dopo cena, sopra i libri di greco, con lei poco distante di fronte al camino, in silenzio, a farmi compagnia mentre tutti erano già andati a dormire.
Nessun commento:
Posta un commento