Scrivere, allora, diventa una questione di osservazione e di ascolto.
Menadi in terracotta, Grecia II secolo a.C.
Per esempio io ricevo spesso la visita di un personaggio che si chiama Irma.
Irma nasce da un binomio fantastico: ragazza-scatoloni. Un binomio che però io ho ritrovato a posteriori. Non sono partita da lì, come suggerisce Rodari. Quando Irma è arrivata era già tutta intera: aveva un nome, un carattere pasticcione e un'indole confusionaria. Non mi era chiaro, però, come fosse fisicamente: bionda o mora? magra o grassa? alta o bassa?
Irma nasce da un binomio fantastico: ragazza-scatoloni. Un binomio che però io ho ritrovato a posteriori. Non sono partita da lì, come suggerisce Rodari. Quando Irma è arrivata era già tutta intera: aveva un nome, un carattere pasticcione e un'indole confusionaria. Non mi era chiaro, però, come fosse fisicamente: bionda o mora? magra o grassa? alta o bassa?
Incompiutezza: è l'idea che mi accompagna quasi da sempre. A questa idea, nel momento in cui mi è stato chiesto di inventare una storia, ho immediatamente dato forma (è vero, qualcuno ha dovuto chiedermelo, di inventare una storia. Io avevo sempre voluto farlo, ma non mi ero mai decisa).
Io credo che, vivendo di fretta, capiti di catturare all'interno della vita più cose, idee, sensazioni di quante se ne possano effettivamente gustare. Si prende e si accumula freneticamente, senza sapere di preciso né quanto né cosa, forse nella speranza di un domani in cui, comodamente seduti al calduccio, si potrà godere di quanto si è accantonato. Ma la domanda è: aveva ragione la cicala oppure la formica?
Io personalmente tengo per la cicala, perché ho paura che, a forza di accumulare, le nostre cose, le idee e le azioni importanti rimangano sparse qua e là senza una logica, oppure restino nascoste sotto quelle più insignificanti, senza poter brillare della luce che meriterebbero, correndo il rischio di essere perse, trascurate, dimenticate.
Per me tutto questo si traduce in una serie di immagini: tanti scatoloni pieni di cianfrusaglie non identificate, aperti a metà e lasciati in mezzo a una stanza; libri, anch'essi aperti, cominciati a leggere e poi abbandonati a terra attorno a un divano, con la copertina rivolta all'insù per tenere il segno, vestiti smessi sullo schienale di una sedia, scarpe e calzini spaiati tra gli scatoloni delle cianfrusaglie.
E' la casa di Irma, che vive la vita sempre in ritardo, che lascia il lavoro per un capriccio, che non finisce i libri, si addormenta davanti alla tv senza mai vedere la fine di un film, che ha l'armadio vuoto e i vestiti sparsi per tutta casa.
Irma che sta come davanti a un solitario: sposta le carte messe giù alla rinfusa per trovare tra loro la logica invisibile, che nella confusione e nel disordine cerca la carta giusta, quella che poi farà scorrere tutto in modo più fluido, restituendo alla sua percezione l'ordine giusto delle scale e dei colori.
Per poi cominciare, forse, una nuova partita.
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