A parte gli scherzi, e senza considerare i casi patologici, è vera però una cosa: chi frequenta abitualmente i social network, e in particolare Fb, ha l'opportunità di vivere le amicizie, e più in generale i rapporti interpersonali, in modo completamente nuovo, cioè diacronico. Infatti abbiamo superato i limiti del tempo, oltre che quelli dello spazio: abbiamo potuto riallacciare, per esempio, se lo abbiamo voluto, rapporti interrotti da anni per i motivi più diversi, non sempre volontariamente, spesso solo a causa del normale avvicendarsi degli eventi. Abbiamo creato nuovi rapporti su vecchie amicizie e molti di questi nuovi rapporti non hanno necessariamente bisogno del contatto fisico, ma si nutrono delle parole scritte, di veloci scambi di battute, di conversazioni pubbliche o private, di emoticons, di fotografie, di musica e di video, ma anche di silenzio, di mera osservazione, di sola lettura, di ascolto. Relazioni fatte proprio così, che non potrebbero o non vorrebbero essere che così e che sicuramente sono, o possono essere, quotidiane e abitudinarie.
Non penso sia il caso di chiedersi se è questo è un bene o un male. E' semplicemente una parte della nostra realtà, che io personalmente trovo affascinante perché fonde passato e presente e crea nuove situazioni, nuove opportunità, dandoci a volte una possibilità in più rispetto a occasioni perdute, a idee ormai scordate in qualche angolo della memoria, a persone diventate lontanissime e fino a oggi di fatto inesistenti.
Allora, le tre ore in cui Facebook è scomparso la scorsa settimana mi hanno fatto pensare: e se improvvisamente Fb non ci fosse più? Si può dire che se ne andrebbe una parte di ciascuno di noi? E in questo caso, chi dovremmo incolpare del furto?
Noi siamo quelli che per la prima volta hanno portato fuori da sé la sfera emotiva delle relazioni interpersonali, affidandola a una nuvoletta che non solo non è contenuta dentro la nostra testa, ma non sta nemmeno dentro il nostro pc.
Non diamo giudizi di valore, però riflettiamo su questo, anche perché c'è già un caso famoso (e discusso) di cancellazione arbitraria da remoto. Due libri, ironia del caso La Fattoria degli animali e 1984 di George Orwell, dopo essere stati messi in vendita da Amazon sono stati successivamente cancellati da Kindle (dove erano stati legalmente scaricati) perché il titolare dei diritti di pubblicazione è tornato sull'accordo rescindendolo. Il tutto è stato giustificato legalmente sia con il fatto che la somma pagata è stata riaccreditata agli utenti, sia con la motivazione che in realtà chi acquista un libro compra il diritto di fruirne, ma alle condizioni di chi ne detiene i diritti e in questo caso la cancellazione era prevista.
Navigando in rete si trovano molti commenti riguardo a questo fatto. Abbastanza significativo è il titolo di un post di TechCrunch, che dice: "Amazon, why don't you come in our houses and burn our books too?".
Il punto è proprio questo. C'è uno snodo importante di questa modernissima dimensione, attraverso il quale si ha una vera e propria inversione di marcia.
Noi usufruiamo di moltissimi servizi che sono collocati fuori dalla nostra persona, dalle nostre case, dai nostri hardware. Non è solo Facebook, come visto. In questo modo scarichiamo libri, depositiamo dati, foto, documenti, utilizziamo sistemi operativi... .
Però tutto questo poi torna prepotentemente, non solo nelle nostre case, ma nelle nostre vite.
E qualcuno, improvvisamente, può premere off. Come visto, è già successo.
E' indubbio che uno dei vantaggi della tecnologia digitale sia proprio quello di spegnere, formattare, revocare da remoto. E' inutile soffermarsi qui sulle numerosissime applicazioni di questa "virtù", che ci rende più facile la vita di ogni giorno. Due dubbi però mi restano: dove finiranno tutte le emozioni, le reti di rapporti, i pezzi di storia nostra che ogni giorno creiamo attraverso questi strumenti se qualcuno deciderà di spegnere tutto? E poi: che succederà se un giorno qualcun altro deciderà di servirsi di questa opzione con intenzioni peggiori di quelle dell'e-bottegaio di turno?
Allora, le tre ore in cui Facebook è scomparso la scorsa settimana mi hanno fatto pensare: e se improvvisamente Fb non ci fosse più? Si può dire che se ne andrebbe una parte di ciascuno di noi? E in questo caso, chi dovremmo incolpare del furto?
Noi siamo quelli che per la prima volta hanno portato fuori da sé la sfera emotiva delle relazioni interpersonali, affidandola a una nuvoletta che non solo non è contenuta dentro la nostra testa, ma non sta nemmeno dentro il nostro pc.
Non diamo giudizi di valore, però riflettiamo su questo, anche perché c'è già un caso famoso (e discusso) di cancellazione arbitraria da remoto. Due libri, ironia del caso La Fattoria degli animali e 1984 di George Orwell, dopo essere stati messi in vendita da Amazon sono stati successivamente cancellati da Kindle (dove erano stati legalmente scaricati) perché il titolare dei diritti di pubblicazione è tornato sull'accordo rescindendolo. Il tutto è stato giustificato legalmente sia con il fatto che la somma pagata è stata riaccreditata agli utenti, sia con la motivazione che in realtà chi acquista un libro compra il diritto di fruirne, ma alle condizioni di chi ne detiene i diritti e in questo caso la cancellazione era prevista.
Navigando in rete si trovano molti commenti riguardo a questo fatto. Abbastanza significativo è il titolo di un post di TechCrunch, che dice: "Amazon, why don't you come in our houses and burn our books too?".
Il punto è proprio questo. C'è uno snodo importante di questa modernissima dimensione, attraverso il quale si ha una vera e propria inversione di marcia.
Noi usufruiamo di moltissimi servizi che sono collocati fuori dalla nostra persona, dalle nostre case, dai nostri hardware. Non è solo Facebook, come visto. In questo modo scarichiamo libri, depositiamo dati, foto, documenti, utilizziamo sistemi operativi... .
Però tutto questo poi torna prepotentemente, non solo nelle nostre case, ma nelle nostre vite.
E qualcuno, improvvisamente, può premere off. Come visto, è già successo.
E' indubbio che uno dei vantaggi della tecnologia digitale sia proprio quello di spegnere, formattare, revocare da remoto. E' inutile soffermarsi qui sulle numerosissime applicazioni di questa "virtù", che ci rende più facile la vita di ogni giorno. Due dubbi però mi restano: dove finiranno tutte le emozioni, le reti di rapporti, i pezzi di storia nostra che ogni giorno creiamo attraverso questi strumenti se qualcuno deciderà di spegnere tutto? E poi: che succederà se un giorno qualcun altro deciderà di servirsi di questa opzione con intenzioni peggiori di quelle dell'e-bottegaio di turno?
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