lunedì 10 ottobre 2011

Perchè tanto non si firmavano..! Questa è de-responsabilizzazione (oltre che mancanza di coraggio). Ovvero non libertà, ma il suo perfetto contrario.

di Vasco Rossi - su Facebook
Il puro e semplice erudito, ad esempio il professore ordinario di certe Università, guarda una testa pensante ed originale più o meno come si guarda una lepre: la si può cucinare e mangiare solo quando è morta, ma finché è viva le si deve solo sparare.

... Arthur Schopenhauer

Iniziamo a dire subito che Vasco va criticato. Anzi, che in genere Vasco non va proprio approvato: Vasco va discusso, al massimo. Vasco non dovrebbe essere neppure seguito, ma lasciato solo, in un mondo come il nostro: è già strano che abbia avuto tutto questo successo. E’ strano parecchio.

Durante tutta la sua carriera artistica e nel corso della sua vita sia pubblica che privata, Vasco ha detto e fatto un sacco di cose reprensibili, illogiche, sbagliate, che ben si prestano alla critica, al dissenso e al rimprovero sia logico che morale. Ma che dico “un sacco”? In realtà non ha fatto praticamente altro! Cattivo maestro, pessimo esempio, assolutamente improponibile come modello educativo o simbolo di successo sociale. Il fatto che non sia rimasto un Signor Rossi fallito destinato a restare nell’anonimato fino alla morte è un caso da studiare. Probabilmente è da attribuire ad un esercito di cerebrolesi plagiati da un Vasco-personaggio fuori dal mondo, sopra le righe, o che tirando le righe è uscito fuori di senno.

Dopo essersi autodefinito rockstar, a sessant’anni si mette a fare “clippini” che pubblica su Internet in cui dice tutto quello che gli passa per la mente, quindi a volte anche niente! Ma spesso facendo affermazioni socialmente e moralmente inaccettabili o addirittura offensive su temi di interesse collettivo come la libertà, la sicurezza stradale o le droghe. E dice di voler diventare un “social rocker”!

E’ pazzo. Oppure è affetto da una grave forma di demenza senile. Questo pensa sempre di più la gente.

L’ultima che ha combinato è stata quella di aver fatto chiudere - per protesta loro - una pagina web: Nokopedia, una parodia di Wikipedia gestita da giovanissimi senza peli sulla lingua. E’ andato contro il principio stesso della libertà espressiva! E soltanto per qualche insulto e un po’ di diffamazione irrispettosa nel suoi confronti, di cui comunque è e resta pieno tutto il web.

Vasco non è nuovo a errori del genere. Fin dall’inizio della sua carriera ne ha fatti di simili. A partire dal 1980, per esempio, si mise contro un giornalista solo perché l’aveva criticando scrivendo che era uno zombie ebete e un animale che inneggiava alla droga e che era buono solo per recite di beneficienza all’ospizio. Vasco se la prese troppo e gli diede troppo peso, alla cosa. Fece l’errore illogico, per la sua immagine pubblica, di dargli troppa importanza: lo citò in più di una canzone, addirittura (da “quel tale che scrive sul giornale” di “Vado al Massimo” fino alla sintassi spericolata di “Blasco Rossi”: “a vedere se quel tale arrivava fin là in fondo, arrischiando, per lui stesso, d’affogare!”). All’epoca il giornalista di “Oggi”, l’ormai famoso Salvalaggio, era più conosciuto di Vasco, ma se Vasco non l’avesse presa così sul personale, adesso più nessuno ricorderebbe il suo nome, e invece così lui lo ha reso praticamente immortale.

In modo analogo accade con Nokopedia: mai stata così famosa prima che Vasco ci entrasse in polemica.

Ormai, praticamente tutti sanno che per ottenere un po’ di notorietà è sufficiente attaccare pesantemente Vasco Rossi.

Niente di più semplice: lui, chissà perché e chissà come (“non so come e anche male”!), pur essendo un personaggio pubblico, si ostina a voler prendere ogni cosa sul personale.

Niente di più agevole: lui non agisce al solo fine di trovare un consenso più ampio possibile, come fanno tutte le persone “normali”, no, lui sembra che faccia proprio il contrario! Forse, perfino, si diverte (“liberi, liberi di sbagliare”).

Niente di più facile: lui di errori ne fa tanti e continuamente.

E’ questo il punto. Vasco è tanto criticabile perché un personaggio pubblico assolutamente fuori dalle righe, è reprensibile perché è un cantautore totalmente al di là delle regole; è incomprensibile perché è un uomo che non persegue, come tutti fanno, solo il proprio profitto personale. E’ un folle che fugge da ogni omologazione esistente. E’ un anti-eroe che ha l’ormai rarissimo coraggio di sbagliare. E’ una mina vagante. E’ imprevedibile. E’ un essere assurdo in questo mondo: è libero! E quindi socialmente pericoloso: potrebbe essere contagioso. Se ogni individuo si mettesse davvero a pensare, ogni ordine sociale verrebbe indebolito e poi destituito: VASCO NON E' GESTIBILE! (neanche dal suo stesso staff!).

Finiamo allora col dire esplicitamente che Vasco va criticato. Anzi, che in genere Vasco non va proprio approvato: Vasco VA discusso AL MASSIMO: perché la libertà significa discutere e non essere tutti d’accordo; significa sbagliare rispetto al giudizio collettivo; significa abbandonare la ricerca ossessiva del consenso altrui per seguire invece la ricerca intima del proprio significato.

Vasco non dovrebbe essere neppure seguito, ma lasciato solo, in un mondo come il nostro: perché è vivo! Perché è ancora libero. Ed è strano, è raro, quasi unico per questo! Ed è anche strano che abbia avuto tutto questo successo. E’ strano parecchio: è un’eccezione, un miracolo splendido!

La minoranza delle persone che oggi è ancora capace di pensare (ovvero "i soliti", "i difficili"...!), ringrazia Vasco per il suo coraggio di mettere in gioco la propria immagine esponendosi alle critiche e perfino alla gogna mediatica; lo ringrazia per la sua ostinazione ad agire seguendo principi che, essendo privi di ogni logica del consenso, oggi sono decisamente sconvenienti; lo ringrazia perché non si fa problemi a pagare personalmente il prezzo altissimo imposto dal mercato attuale alla libertà dell’individuo, ma lo ringrazia soprattutto per la sua capacità di dimostrare che il nostro tempo non ha capito affatto cosa sia veramente la libertà dell’individuo.

La mistificazione del linguaggio oggi dominante in ogni campo (in un mondo mediatico in cui la guerra diventa “missione di pace” o “preventiva” o addirittura “esportazione di democrazia”!) impedisce soprattutto ai più giovani di capire un cazzo senza la “k”: infatti confondono squallidamente la “libertà di espressione” con la mancanza di educazione e, come insegnano i veri “cattivi maestri” degli attuali programmi televisivi, scambiano la “sincerità” con la più assoluta mancanza di rispetto per se stessi e di pudore.

Su Nokopedia scrivevano anche che Vasco spacciava droga davanti alle scuole...! Perchè tanto non si firmavano..! Questa è de-responsabilizzazione (otre che mancanza di coraggio). Ovvero non libertà, ma il suo perfetto contrario.

I ragazzi di Nokopedia (o come diavolo si chiama) agiscono bene, secondo le regole comportamentali dominanti in quest’epoca di morale televisiva, perché perseguono bene il loro scopo di profitto e di notorietà a danno di qualcun altro, a scapito di qualcun altro che, a differenza loro, il successo lo ha sudato e meritato agendo e sbagliando liberamente e (quindi) in modo autonomo. Non è colpa loro, in fondo (forse!), se credono che offendere e diffamare qualcuno sia un agire libero (o liberatorio?) e neanche se viviamo in un mondo che non solo non è libero, ma anche mistificatorio. Non sanno quello che dicono. Ma quel che è più grave è che non sanno neppure chi sono.

Abbandonati a se stessi, continueranno - generazione dopo generazione, secolo dopo secolo, - a lavorare, generare e morire, privi non solo di qualsiasi impulso alla ribellione, ma anche della capacità di capire che il mondo potrebbe anche essere diverso da quello che è. (..) A loro può essere garantita la libertà intellettuale proprio perché non hanno intelletto.

George Orwell, “1984”

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