giovedì 11 novembre 2010

VITE, UVA, VINO TRA SACRO E PROFANO

Carlo Magini (sec. XVII), Natura morta con mele, 
piatto con formaggi, limone (n.520 olio su tela cm 77x46) 
PU (di proprietà della Fondazione Carifano)

Dal paganesimo all’età cristiana, dai cortei bacchici  alle raffigurazioni che associano tralci di vite, pampini e grappoli, legati alla simbologia eucaristica e cristologica della Resurrezione, il tema della vite e del vino attraversa la storia dell’arte di tutti i tempi.
 Da questo presupposto, nasce la mostra organizzata dal Comune di Ancona, dal titolo “Vite, uva e vino tra sacro e profano. Arte dai musei e dalle collezioni marchigiane” (Ancona,  Pinacoteca Civica, 12 novembre 2010 – 23 gennaio 2011).



Grazie all’opera ricognitiva e organizzativa  della Pinacoteca Civica F. Podesti, con il fondamentale apporto dei Musei e delle raccolte marchigiane che hanno consentito i prestiti, saranno esposte trenta opere, testimonianza di una serie ampia ed eterogenea di periodi storici, dalla civiltà picena al ‘900: dipinti, manufatti ceramici, reperti archeologici, accomunati da una stessa matrice figurativa, che affonda le sue radici nella plurimillenaria cultura della vite e del vino. Il progetto, ideato da Costanza Costanzi, direttrice dell’istituzione museale anconetana, che ne ha curato anche il catalogo, arricchito da un saggio critico della storica dell’arte Silvia Blasio, si è giovato della collaborazione della Soprintendenza ai Beni Archeologici delle Marche di Ancona e della Soprintendenza al Patrimonio Storico, Artistico e Etnoantropologico delle Marche di Urbino, nonché del sostegno di alcuni sponsor: produttori di vino, club service, commercianti, imprenditori, organizzazioni di categoria, a vario titolo legati alla città e al territorio.
La mostra presenta una serie composita di testimonianze iconografiche, a partire dalle scene conviviali dei symposia nelle ceramiche attiche, alle rappresentazioni scolpite sulle lastre dei sarcofaghi: ne è un esempio altissimo il Sarcofago del Vinaio, del Museo Archeologico delle Marche, come pure il prezioso holmos da Matelica, proveniente da una tomba femminile principesca, usato contenere il vino. Il percorso evidenzia inoltre numerosi temi di conoscenza e di approfondimento relativi alle varie epoche: nella pittura sacra medioevale e moderna il soggetto enologico-conviviale è frequentemente legato a episodi evangelici come l’Ultima Cena o le Nozze di Cana, o la Cena in Emmaus.
Da fine Cinquecento in poi il vino e l’uva diventano protagonisti nelle nature morte, un genere di pittura profano e di grande impatto decorativo, molto apprezzato dal collezionismo, confluito in parte oggi nelle raccolte e nei musei delle Marche. Dalle opulenze barocche di Giovanni Paolo Castelli detto lo Spadino  e Cristoforo Munari, ad anonimi pittori fiamminghi, fino al fanese Carlo Magini, la natura morta perpetua inoltre, fino all’arte contemporanea, l’eterna vitalità di questi doni della natura all’arte figurativa di tutti i tempi.
Non manca poi la pittura di genere, con Antonio Amorosi da Comunanza, pittore marchigiano vissuto a Roma tra ‘600 e ‘700, in cui il fiasco di vino e l’uva campeggiano nelle scene legate alla quotidianità e al mondo popolaresco, specialmente infantile. A tematiche essenzialmente laiche si collegano anche alcune iconografie riprodotte su manufatti ceramici e maioliche: scene di vendemmia, motivi conviviali (Pesaro, Musei Civici), cortei dionisiaci (Ascoli Piceno, Pinacoteca Civica), cesti di frutta con grappoli rigogliosi (manifattura Matricardi, Ascoli Piceno), resi con squillanti impasti cromatici.

Programma e materiale su www.comune.ancona.it


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