Ad Ancona siamo nel pieno del congresso eucaristico: mercoledì 7 settembre, giusto a metà della settimana che si concluderà con l'arrivo del papa e di tanti altri famosi, insieme con lui.
Nel 2008, una mattina, aveva fatto capolino nel mio ufficio un amico sacerdote impegnato nella curia, che mi aveva preannunciato, con lautissimo anticipo, l'evento. Già immaginavo che come al solito l'avrei vissuto da dentro, io dal mio posto di giornalista, altri dal loro, come dentro la scatola degli ingranaggi dell'orologio, che mi piace tanto.
E' andata in un altro modo però. Io con il congresso eucaristico non c'entro proprio niente, per tanti motivi, professionali e personali, che hanno cambiato le cose negli ultimi tre anni. E me lo guardo da cittadina anonima, come se fossi una poco interessata a quello che succede in città, una arrivata da poco oppure una straniera. Come molti, credo.
Così, però, nel modo e nei luoghi più anonimi che mi si sono offerti, non senza un po' di nostalgia per il passato, devo dire che non si vede niente, o quasi.
Dei giornali ho letto i titoli e le locandine e solo qualche mozzicone di articolo, ho frequentato il centro solo per lo stretto necessario e ho aspettato che questo grande evento venisse da me piuttosto che andare io da lui.
Ecco quello che mi è saltato all'occhio e all'orecchio: alcune persone per strada con i pass al collo, il suono di qualche lingua straniera in più nei parcheggi, nei negozi, lungo le strade, l'eco sulla stampa delle folle oceaniche del giorno prima, i cecchini e i sub che difenderanno il papa, qualche striscione, pochi manifesti di benvenuto (il primo è stato di Sel!), un messaggio su fb e una telefonata dalla parrocchia per invitare i miei figli a due appuntamenti per i ragazzi.
E poi la concomitanza con lo sciopero della Cgil, che un'amica ha raccontato così: un gruppo di manifestanti in maglietta rossa che incrocia un gruppo, molto più nutrito, di suore tutte bianche.
Ho sentito un residente del centro gridare al sequestro di persona, perché la sua auto sarà inamovibile per giorni grazie al cambio, provvisorio, delle regole sulla mobilità e sulla sosta. Ho sentito un negoziante dire che "il congresso non dovrebbe poi disturbarci più di tanto".
Ho sentito, chiaro, forte e doloroso, il disagio immenso dei lavoratori anconetani, dei disoccupati della Fincantieri, che da questa venuta sperano, o forse anche pretendono, un cambio di rotta per il loro futuro. Pranzeranno con il papa, ma, ancora più di questo appuntamento, attendono l'arrivo dell'amministratore delegato per avere certezze e non solo speranze.
Cosa avrei visto, scritto o vissuto, invece, se fossi stata come al solito di là? La grande mostra sull'Eucarestia da Raffaello a Tiepolo, Tettamanzi che torna nella sua prima diocesi, i volontari, i ragazzi, le famiglie, gli anziani, i poveri, gli ammalati, le strade piene, le parrocchie, le autorità, le omelie, il vescovo, un'intervista a Bono (l'ad di Fincantieri, se ero brava), le storie particolari, le curiosità, l'accoglienza, i kit per i pellegrini, tutti inumeri e tutti i dati, qualche polemica, il concerto di Allevi, la grande via Crucis, gli eventi nelle diocesi, i politici nazionali ad Ancona, la viabilità, dove parcheggiare, gli appelli a spostarsi con l'autobus, i commercianti, i monumenti, Ancona vista dai pellegrini... fino all'arrivo del papa: la folla, la messa, i messaggi forti...
E' questione di punti di vista?
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