La scrittura si è abbreviata, è un dato di fatto. Anche il mio amico Ricardo Madrid, che scriveva Condoricose, è stato fermo per tanto tempo, senza produrre post per il suo blog, tanto che adesso sulla sua pagina figura solo il simbolo dei lavori in corso. Ricardo è stato il primo da cui ho sentito questa riflessione: da Facebook in poi è più difficile scrivere testi lunghi.
E' vero: per comunicare bastano poche parole, ma giuste. Le 140 battute di Twitter mi hanno ricordato che la comunicazione funziona se evoca o esprime il non comune, il non detto, oppure il non detto prima così bene.
Ho avuto modo di riflettere di più su questi argomenti da quando, poco più di un mese fa, ho conosciuto #scritturebrevi, una iniziativa di riflessione e sperimentazione sulla lingua messa in campo da una mia autorevole amica, Francesca Chiusaroli, professore di Linguistica in tante università italiane, tornata recentemente a Macerata, dove insegna dal mese di ottobre. Qui trovate tutto quello che è stato detto e pensato sulle #scritturebrevi.
Volendo fare la sintesi della sintesi, potremmo dire che SPQR è come TVB e quindi non c'è da stupirsi o da scandalizzarsi per il nuovo linguaggio dei giovani.
Del resto, scrive Francesca Chiusaroli:
Chi l'ha detto che i linguaggi giovanili non hanno rispetto del passato?
Un sorriso vale più di mille parole
Il punto e virgola è a dir poco indispensabile ;-)
TVB è una frase "lapidaria".
Il cuore ♥ è un disegno universale.
La storia della scrittura continua nel tempo a mettere in atto i meccanismi che "funzionano". Brevità ed efficacia sono sicuramente tra questi, visto che il linguaggio risponde essenzialmente al principio economico del massimo rendimento con il minimo sforzo (dal punto di vista della comprensione, però, non della produzione, perché, come dice Mark Twain, potresti avere bisogno di più tempo, non di meno, per scrivere qualcosa di breve e di buono).
Ecco perché i linguaggi apparentemente destrutturati degli sms o dei tweet alla fine sono per tutti noi così familiari e naturali, anche se non li usiamo quotidianamente. Pensiamoci bene: anche il meno socialnetwork-informatizzato di noi capisce che ke è uguale a che, cmq sta per comunque (del resto abbiamo familiarità con i codici fiscali, no?), ma anche che il disegnino del cuore significa affetto e che l'icona :( indica tristezza. Allo stesso modo l'espressione beniiiissssiiiimooooo!!! consente di comprendere immediatamente l'atteggiamento positivo di chi la scrive. La parola di fatto si allunga, ma lo spazio occupato è sempre minore di quello che sarebbe necessario per esprimere lo stesso concetto con una perifrasi tradizionale.
Ho appreso la differenza tra iconico e icastico dalla storia dell'arte, ma trovo che nella lingua scritta queste due dimensioni possano fondersi naturalmente e, anche, che ci troviamo in un periodo storico in cui con estrema libertà ci si può esprimere attingendo da entrambe, e mescolandole: si può dare visibilità ai concetti usando le icone, ma anche profondità alle parole sfruttando la loro potenza evocativa.
Siamo più ricchi, almeno qui ;)
Anche: http://www.scritturebrevi.it/2013/03/04/spqrtvb/
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