lunedì 28 maggio 2012

NIENTE FOTO

I vulcani dell’Anatolia eruttarono tanto di quel magma da riempire le spaccature della terra. Poi arrivarono vento e pioggia. E crearono un paesaggio di luna, in Cappadocia, tra il monte Erciyes, l’Hasan e il fiume Kizil Irmak. Cilindri e coni di pietra, isolati o in gruppo, si innalzano sul terreno, anche per decine di metri. “Sono opera degli dei”, dice chi vede i camini delle fate: colonne storte di tufo con un cappello di basalto posato sulla cima. Li ritrovo tra le foto, con il ricordo sbiadito dei miei passi tra quelle rocce. Ma manca uno scatto. Una donna, vestito scuro, fazzoletto in testa, grigio, legato sotto il mento. Cammina curva, con un asino. Ha sul viso gli stessi segni delle donne delle mie campagne, lontanissime da lì. Voglio fissare quel volto, che però mi guarda severo. E lei, col dito, mi dice no. Niente foto. Sopravvive nella mia mente.

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