martedì 11 maggio 2010
LA PAGINA BIANCA
La pagina bianca è solenne. Per questo in molti abbiamo il timore di sporcarla con parole e idee che non siano degne dell’altezza che essa può, potenzialmente, contenere.
Quando si arriva lì, davanti alla pagina bianca, bisogna aver già compiuto un percorso, interno ed esterno, di conoscenza e di vissuto profondo di ciò che si vuole dire.
Come ha detto Gianclaudio Cappai al seminario su regia e sperimentazione che c’è stato ad Ancona l’8 e il 9 maggio, non puoi cominciare a scrivere se non hai deciso il tuo tema. Vuol dire: perché scrivo? Perché voglio parlare della solitudine, della famiglia, del matrimonio, della scrittura stessa... Gli argomenti possono essere infiniti, ma vanno scelti e circoscritti.
Come sceglierli e perché? Bergman racconta che l’idea di sussurri e grida nacque da un sogno, in cui vedeva quattro donne vestite di bianco che si muovevano su di uno sfondo rosso. L’idea, scacciata e rifiutata, si ripresentava costantemente e quasi lo perseguitava, tanto che da quella idea nacque il film. Di questo film Bergman dice: “Tutti i miei film possono essere pensati in bianco e nero, eccetto "Sussurri e grida"... Ho sempre immaginato il rosso come l'interno dell'anima”. E’ dell’interno dell’anima, dunque, che Bergman aveva urgenza di parlare.
Se una idea non se ne va, nostro malgrado, se nessuna risata è in grado di seppellirla, quella è l’idea che può degnamente riempire la pagina bianca. Non lo stile, non la forma sono fondamentali, ma la forza dell’idea.
Bisogna però abituarsi a ospitare le idee, come quando eravamo bambini e la nostra testa era veramente “aperta”. Bisogna creare, all’interno della nostra testa, strade e autostrade, ma anche viottoli tortuosi, per farci avventurare sopra le nostre idee. Occorre uscire dalle nostre scatole: vivere, provare, osservare, ascoltare, dire, e dirsi, la verità.
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